Il Papa: «Scouts, custodite il Creato»
«La salvaguardia del creato è un aspetto qualificante dell’impegno dei cristiani nel mondo». Gli uomini di fede guardano alla natura non spinti «da un vago ecologismo ma dal senso di responsabilità che nasce dalla fede». È il cuore del messaggio rivolto da Giovanni Paolo II agli scout dell’Agesci. I ragazzi dei fazzolettoni avevano invitato il Papa a trascorrere con loro qualche momento, in uno dei quattro campi nazionali per esploratori e guide che si stanno svolgendo in questi giorni in provincia di Cagliari, Perugia, Avellino e Torino. Il Pontefice ha aderito immediatamente alla proposta, perché nulla sarebbe per lui più salutare di alcune ore in compagnia di ventimila ragazzi entusiasti. Ma impegni vari e condizioni di salute lo hanno costretto a un’adesione solo ideale. Il Papa non ha però voluto privarsi del piacere di scrivere agli scout. Il risultato è un messaggio che lascia trasparire tutta la vicinanza e tutta la simpatia del Pontefice per i ragazzi radunati insieme sotto quelle tende dominate dalla croce e dal vangelo. «È ancora vivo in me – rivela Giovanni Paolo II – il ricordo della visita che ho avuto la gioia di effettuare ai Piani di Pezza in Abruzzo, nell’estate del 1986, ai partecipanti alla vostra “Route” nazionale Questa volta, purtroppo, non posso accogliere il vostro graditissimo invito a venire tra voi». Con la preghiera e la partecipazione ideale il Pontefice si dice però sempre vicino ai giovanissimi scout. «Mentre vi penso a migliaia negli splendidi scenari in cui pianterete le tende – scrive infatti – vorrei riprendere uno dei temi formativi a voi cari e cioè l’importanza che deve rivestire il continuo approfondimento della fede, valorizzando l’amore e il rispetto per la natura». Oggi è facile schierarsi con le ragioni dell’ambientalismo. I paesaggi che abbiamo davanti agli occhi ci rimandano drammatiche immagini di una natura violentata dall’incuria e dalla stupidità degli uomini. Ai cristiani preoccupati per le sorti del Creato non basta però una mobilitazione suggerita da quello che Giovanni Paolo II chiama «vago “ecologismo”». No, i cattolici che intendono davvero farsi custodi dei doni della natura sono chiamati ad esercitare il «senso di responsabilità che deriva dalla fede. La salvaguardia del creato, infatti, è un aspetto qualificante dell’impegno dei cristiani nel mondo». Gli scout, nelle attese del Papa, sono sicuramente coloro che esercitano meglio questa funzione di salvaguardia e cura del Creato. «Là dove tutto parla del Creatore e della sua sapienza, dalle maestose montagne alle incantevoli valli fiorite – scrive ancora Giovanni Paolo II – voi imparate a contemplare la bellezza di Dio, e la vostra anima, per così dire, “respira”, aprendosi alla lode, al silenzio ed alla contemplazione del mistero divino» Le giornate trascorse al campo scout diventano così una miscela straordinaria di riflessione etica, di spunti di apprendimento, di gioiosa condivisione. Certo, e lo ammette anche il Papa, non mancano spazi di sereno divertimento, né occasioni per una «vacanza avventurosa». La miscela è tale da favorire, osserva ancora Giovanni Paolo II, «un incontro con Dio, con se stessi e con gli altri». Nel messaggio il Papa pone infine a confronto le montagne sulle quali gli scout hanno alzato i loro campi con il monte Tabor, dove «Gesù portò con sé Pietro, Giacomo e Giovanni». Anche da lassù il panorama era incantevole, ma non era certo questo l’obiettivo primario di Gesù. «Egli – spiega il Papa – voleva rendere i suoi discepoli partecipi della sua preghiera e mostrare loro il suo volto glorioso, per prepararli a sostenere la dura prova della passione. Con le debite proporzioni, non è questo anche il senso dei “campi” che l’Agesci propone ai suoi aderenti? Si tratta di momenti forti in cui – conclude il Pontefice – favoriti dall’ambiente naturale, voi farete una significativa esperienza di Dio, di Gesù e della comunione fraterna. Tutto ciò vi prepara alla vita, a fondare i vos tri progetti più impegnativi sulla fede e a superare le crisi con la luce e la forza che vengono dall’Alto». Betori al campo Agesci: «Autenticità e chiarezza per questi nostri ragazzi» «Un campo così rimette al centro dell’attenzione il mondo degli adolescenti, dei ragazzi e dei giovani. Questa non è semplicemente un’età di passaggio, ma una fase della persona umana che può rivelarsi una risorsa di vita, di proposte e di idee utili per il futuro della società, e non un bacino di consumi». È il commento del vescovo Giuseppe Betori, segretario generale Cei, durante l’incontro di ieri pomeriggio con gli scout, i capi e gli assistenti ecclesiastici al Campo nazionale dell’Agesci a Monteleone di Spoleto, dove, tra le altre cose, ha visitato la cappella e le tende dedicate alla preghiera e alle confessioni. Un’attenzione, quella per i giovani, che emerge già dagli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il primo decennio del Duemila.« È tempo che riprendiamo le tematiche della famiglia e dei giovani – ha detto Betori – coinvolgendo le realtà che se ne occupano in prima persona come la vostra associazione». Un raduno come quello degli scout e delle guide dell’Agesci «sottolinea l’importanza che riveste la realtà giovanile e in particolare l’aspetto educativo – ha proseguito il segretario generale della Cei – siamo debitori nei confronti dei ragazzi e dei giovani di chiarezza e di autenticità di proposte formative. Troppo spesso li trattiamo da semplici consumatori dei prodotti degli adulti. Al contrario, dobbiamo essere rispettosi delle attese e dei bisogni che dal punto di vista educativo essi pongono di fronte a noi». In questo compito educativo si inserisce la centralità della fede, quasi a testimoniare che la crescita di un buon cittadino non è per nulla in contrasto con la crescita di un buon cristiano. «L’esperienza scoutistica è incontro con Dio e con gli altri e ci fa anche capire in che termini la fede può donare una visione integrale dell’uomo nel pieno rispetto di tutti i suoi valori – ha detto ancora Betori – i ragazzi che nella società e spesso nelle stesse famiglie non trovano possibilità di essere introdotti ai contenuti della fede, possono farlo attraverso il cammino educativo e l’esperienza dell’Agesci con la sua ricchezza simbolica e facilità di percorsi creativi ed originali». Betori ha poi sottolineato come avvicinarsi ai giovani è importantissimo e l’Agesci in questo è riuscita a «mantenere sempre la barra» senza tentennamenti ed esitazioni, accompagnando i giovani e nello stesso tempo essendo una proposta fortemente educativa.
(dal sito della Diocesi di Verona)
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